26/06/2014 - Eventi
NAO Challenge 2014: Com'è andata?
Sul blog L'Uomo di Latta troverete un breve reportage sulla NAO Challenge a Parigi, lo scorso maggio 2014, e una riflessione sull'utilità dei robot umanoidi. Scuola di Robotica ha partecipato alla NAO Challenge. La riportiamo qui.
Da L'Uomo di Latta
http://luomodilatta.wordpress.com/)
Negli ultimi mesi siamo stati coinvolti nello studio di un piccolo umanoide chiamato NAO, io mi ritrovo così ad avere a che fare nuovamente con gli umanoidi. Il mio primo lavoro fu seguire lo sviluppo di un braccio per un robot umanoide, la mia prima lezione a design era sugli umanoidi e oggi mi ritrovo insieme a Scuola di Robotica in questa ennesima sfida, comprendere se questi umanoidi possano avere un impiego utile e reale nel mondo della didattica e nel mondo delle disabilità cognitive.
Siamo stati invitati così al NAO Challenge, la prima edizione tenutasi a Parigi, città in cui ha sede Aldebaran, azienda che ha inventato e che produce NAO. Non è la prima volta che seguo eventi dedicati alla robotica, di alcuni sono stato fra gli organizzatori e di altri fra gli utenti o gli invitati. Ne ho visti parecchi, dalla Robocup alla FIRST Lego League, dalle robofeste al roboludens…insomma negli anni ho visto tantissimi ragazzi (molte meno ragazze) che costruiscono e programmano robot. Ma al NAO Challenge ho avuto una impressione nuova, che forse l’abitudine al lavoro sull’innovazione mi aveva tolto. Quella di far parte di una minoranza che lavora per il futuro.
Oggi nella nostra società quotidiana si respira molta precarietà e totale assenza di progettazione per il futuro. Ma l’ambiente in cui gli studenti si sono confrontanti a Parigi, sarà stato per la luce soffusa e il soffitto basso, mi ricordava la penombra di officine periferiche, dei garage americani dove si sono create le rivoluzioni tecnologiche che stanno cambiando il mondo. Come vi dicevo sono molti anni che mi ritrovo a occuparmi di umanoidi. Non ne sono mai stato un supporter sfegatato, ma un osservatore neutrale che cerca di comprendere. E ogni volta che lavoro con gli umanoidi mi chiedo, perché? Il perché è più facile da trovare in robot estremamente settoriali, che in robot potenzialmente multi-scopo come gli umanoidi.
Poi da osservatore vedo il coinvolgimento delle persone di fronte agli umanoidi e capisco che c’è una “relazione” diversa rispetto a un robot mobile con le ruote. Mi piacerebbe avere gli strumenti per capire questa differenza. Non è solo design, non è solo stupore. C’è qualcosa di diverso che chi si occupa di robotica deve chiedersi e deve interpretare. Per ora il fascino che provocano gli umanoidi l’ho riscontrato solo nei droni. Forse perché li interpretiamo come identità ben specifiche, oppure perché la complessità è più visibile e comprensibile. Proprio su questi argomenti cercheremo di capire come impiegare gli umanoidi, come rendere lo stupore e la relazione che si creano, utili per l’uomo.
Perché, e questo è bene non dimenticarlo mai, ogni invenzione ha senso solo se costruita per il bene dell’umanità. Purtroppo non è stato sempre così.