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Scuola di Robotica

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30/07/2017 - Progetti

Human Robot Interaction: varie opinioni per il Progetto Ogeima

Human Robot Interaction: varie opinioni per il Progetto Ogeima
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In luglio 2017 Scuola di Robotica ha realizzato due Robot Worlds Café per il Progetto Ogeima con una cinquantina di partecipanti. La metodologia impiegata ha stimolato la discussione intorno al tema del rapporto umano robot.

Robot: cosa, come, perché? Umano, ma non troppo

Primi risultati delle fasi di ricerca del progetto Ogeima Story

di Stefania Operto

Umano, ma non troppo: questo potrebbe essere uno dei concetti per sintetizzare i primi risultati delle attività di ricerca e animazione realizzate da Scuola di Robotica nel mese di luglio nell’ambito di ‘Ogeima Story: robot, umani, relazioni’, il progetto finalizzato alla realizzazione di una rappresentazione teatrale sul tema della relazione uomo-macchina. La peculiarità del progetto, che si inserisce nel filone del teatro scientifico, è il processo di costruzione della sceneggiatura: non un testo preimpostato ma generato attraverso un processo dal basso con il coinvolgimento diretto dei cittadini in attività di ricerca, animazione e partecipazione.

Nel mese di luglio Scuola di Robotica ha realizzato due Robot Worlds Café che hanno coinvolto una cinquantina di persone; la peculiarità di questa metodologia è stimolare la discussione intorno a un tema alla presenza di uno o più moderatori, favorendo così i processi collaborativi e ideativi e la raccolta di osservazioni e opinioni riferite a fenomeni sociali. Il primo Robot Worlds Café si è svolto presso Scuola di Robotica a Genova, il secondo nel corso della Summer School a San Salvatore di Cogorno, l’appuntamento estivo organizzato da diversi anni da Scuola di Robotica.

I partecipanti sono stati coinvolti in una riflessione attiva su alcuni concetti fondamentali inerenti la relazione uomo-macchina a partire dalla definizione di cosa si intenda per robot, per poi misurarsi con la creazione di un prototipo di robot dalla progettazione, alla realizzazione, alla valutazione dell’impatto stimabile sugli utilizzatori. La partecipazione è stata davvero elevata e i manufatti testimoniano la rilevanza che sempre più la robotica avrà nei processi di vita quotidiana. Un primo risultato generale è che non sembra esistere una definizione condivisa di cosa sia un robot e questo indubitabilmente può influenzare i processi di costruzione degli atteggiamenti e dei comportamenti delle persone.

Urban-robot, Bru-bot, Sea Robot, Smile-bot, Garbage collector robot, Janitor robot sono alcune delle idee che sono state realizzate durante gli incontri; robot destinati a dirigere il traffico, che cercano nell’ambiente organismi unicellulari per scopi medicali e farmaceutici, che esplorano i fondali marini, che gestiscono la manutenzione cittadina, che collaborano con gli esseri umani nella gestione degli spazi educativi e scolastici.  

Dal punto di vista delle implicazioni in termini di relazione uomo-macchina sono due gli elementi che sono emersi con maggiore evidenza durante i Robot Worlds Café: la forma e il controllo del robot.

La forma entra in gioco in termini di dualismo tra robot umanoidi e robot che non riproducono la struttura umana. Se, da una parte, i robot antropomorfi possono aumentare la sensazione di familiarità e empatia, facilitando anche il processo di integrazione, dall’altra oltre un certo livello di somiglianza si verificano reazioni opposte. È il risultato delle ricerche di Masahiro Mori, sintetizzabile con ‘uncanny valley’, in italiano zona perturbante o valle perturbante, secondo cui robot con forma troppo umana possono generare nelle persone risposte emotive negative. Quale forma ottimale è meglio dare a un robot? Qual è il limite? Le risposte alle nostre ricerche sembrano confermare che la forma del robot è una dimensione percepita come parzialmente svincolata dalla funzione, ancor più per i robot destinati a interagire a stretto contatto con gli esseri umani. Anticipiamo alcuni risultati prendendo come elemento paradigmatico gli occhi. Erasmo da Rotterdam diceva che la ragione è per l’anima ciò che gli occhi sono per il corpo; per alcuni partecipanti ai nostri incontri gli occhi del robot sono dei sensori, per altri uno strumento di interazione e cattura dell’attenzione, per altri ancora ‘ organi’ funzionali alla forma stessa. Tra le varie cose, proprio lo sguardo umano è una delle funzioni fisiologiche superiori umane più difficili da riprodurre.

Un altro elemento emerso durante le nostre attività  di ricerca è il ruolo del controllo nella relazione uomo-macchina in termini di decisioni, responsabilità e effetti. Che cosa vorresti che un robot non facesse? Questo è stato uno degli stimoli proposti durante i Robot Worlds Café. Le risposte riecheggiano le famose leggi di Asimov: non fare azioni violente, non prendere decisioni che possano nuocere a me e ai miei cari, non fare del male a nessun essere vivente. Più in generale, sembra emergere la necessità di definire precisi ambiti di azione dei robot al fine di salvaguardare il dominio di libertà degli esseri umani. Sarà interessante mettere a confronto queste risposte con la diffusione dei robot domestici, dei robot di servizio e dei social robot o robot di compagnia.

Quindi ‘umano sì, ma non troppo’, quasi un compromesso tra l’’umano, troppo umano’ di Nietzsche e il ‘più umano dell’umano’, lo slogan della Tyrell corporation di Blade Runner.

A settembre un altro gruppo e molte altre attivita': restate collegati con noi e con il progetto Ogeima Story.

Nell'immagine: Geminoid F with Prof Jill Bennett, NIEA Director

 

tags:

Divulgazione, Human Centered Robotic Design, Scienza&Società